IMPRESSIONI DI SETTEMBRE

Non è vero quello che dice l’inarrivabile Maestro Peppino Gagliardi, che “Settembre poi verrà, ma senza sole”. Già a prima mattina del 1 settembre il sole picchia forte. Si sente un piacevole frescuccello e si nota un senso di calma tutt’intorno, che ti fa venire una voglia incredibile di andare al mare e di godere dell’assenza degli altri. Non puoi.

Non puoi perché alle 9, puntuale come un orologio svizzero, arriva il collegio docenti. Quello di inizio anno. Quello del “Bentrovata Tizia!” “Oh, bene arrivato Caio!”.

Il collegio docenti anche quest’anno si svolge in modalità telematica.

Quindi ha pietà di tutte le colleghe che sfoggiavano, in presenza, gonne corte, gambe tornite ed abbronzate, sorrisi e denti bianchi, belle fresche di parrucchiere. Più che un collegio docenti, un défilé.

La De Estremitatis, quella che tre anni fa sedeva in aula magna e non faceva altro che guardarsi i piedi tutta ammirata (evidentemente era convinta di averceli solo lei) adesso sembra invecchiata di dieci anni. Ha le corde al collo e la pelle tutta rovinata. Pare che sia in crisi nera col marito e che non facciano più la nanna insieme. Niente più piedi, via.

La De Ginocchinibus parla al telefono della sua recente operazione al menisco. “Marò’ cumme me fa dòle!”, ma lascia il microfono del PC aperto e la sentono tutti.

Il professor Thalebanis durante l’estate si è fatto crescere una barba che lèvati e ora sembra provenire direttamente dalla presa di Kabul.

La seduta comincia, e dopo i saluti di rito c’è subito chi chiarisce di avere pochi giga a disposizione. Altri lamentano una connessione a scatti, altri ancora di non sentire nulla, e se sentono non capiscono, e se capiscono è colpa di Google. Lezioni perfettamente apprese dai loro alunni, evidentemente, durante la DaD dell’anno scorso. 10 in profitto, non c’è che dire.

Si passa alla discussione dei punti all’ordine del giorno. La discussione stessa viene subito interrotta dal cane della De Ginocchinibus che abbaia come un ossesso e lei dietro a corsa (ma non le faceva male il menisco?): “Te pozzen’ abbruciàtte, delinque’!!! Vie’ ecc’…” Microfono sempre acceso, naturalmente.

Dieci minuti per decidere se le presenze saranno rilevate in chat, con l’apposizione della scritta “presente” accanto al proprio nome o per appello nominale. Si decide per la seconda ipotesi.

L’appello nominale è più lungo delle litanie dei Santi.

“Abbatangelo, Abbate, Abbategrasso…” e tutti “Ora pro nobis!” “Abbategrasso è assente?… No??… Rispondi professò’, te pozz’ veni’ ‘nu ‘bbene!”

Dopo i preliminari, qualcuno prende l’argomento, lo tira fuori e lo introduce a dovere:

“Ma non si potrebbe cominciare due giorni dopo? Io devo portare la bambina a fare la visita dal medico sportivo perché, puverella, vuole fare pilates.”

Seguono valanghe di sputi e vive proteste dall’emiciclo.

La De Psychiatris vuole a tutti i costi il sabato libero perché lei, dice, alla seduta psicoterapeutica con il suo analista non rinuncia.

Il professor Berlusconis, militante nelle liste del centro-destra e candidato consigliere comunale alle prossime elezioni, per contro, chiede un’ora di permesso orario perché deve portare il gippone dal meccanico. Fa un rumorino che non gli piace niente.

Chiede e ottiene di parlare la De Sindacatiis:

“Chiedo che il green pass venga esteso anche agli studenti, ai loro genitori, a tutti i parenti collaterali e affini e financo alle sóreche che frequentano l’istituto.”

Segue ampia e variegata discussione che si decide di rimandare al prossimo collegio per aver, ciascuno degli intervenuti, espiato la pena.

Il professor Crucefixis di religione chiede se può celebrare messa durante le ore di lezione.

Il professor Marxistis gli risponde “Non ti permettere nemmeno, pretaccio della malora!”

I due si azzuffano, ma fortunatamente solo in Meet e finisce 1-1 su campo neutro, nebbia a banchi, visibilità solo a tratti eccellente, campo molle ma in ottime condizioni.

Il collegio si conclude con 20 feriti lievi, tutti dimessi dopo poche ore dal Pronto Soccorso. La seduta è tolta.

“Arrivederci a tutti…” “Di bel nuovo…” “Arrivederci! (Ma raramente)”… “Te so’ ditt’ vie’ ecc’!!! Ute e nun fastidià’ a li jatt’!!!”

È la De Ginocchinibus che ha ancora perennemente il microfono acceso.

“E corsi lieto tra le braccia di mia madre”, come scriveva il De Amicis.